Ogni genitore desidera il meglio per i propri figli, naturale! E quando arriva il momento di scegliere in quale asilo o scuola iscriverli, spesso si viene sopraffatti da mille preoccupazioni e dal timore che il servizio scelto non sia “il migliore”. La questione si complica ulteriormente se si tratta di famiglie multiculturali, expat o che hanno scelto di dare ai propri bambini quell’immenso dono che è il bilinguismo, indipendentemente dal fatto che la famiglia appartenga ad un’unica nazionalità e che non viva all’estero.
È possibile raggruppare le varie tipologie di scuole in tre macro-categorie. Mi occuperò in particolare della Scuola dell’Infanzia.
Scuola dell’infanzia italiana
La proposta didattica delle scuole dell’infanzia italiane, statali o paritarie, si rifà alle Indicazioni Nazionali per il curricolo delle Scuole dell’Infanzia, emanate dal Ministero dell’Istruzione nel 2012. Esse prevedono che i progetti annuali siano basati sui cosiddetti “5 campi di esperienza”, ovvero:
- il sé e l’altro
- il corpo e il movimento
- immagini, suoni, colori
- discorsi e parole
- conoscenza del mondo
Anche lo/la specialista di inglese tiene conto di questi ultimi nel programmare il suo laboratorio e spesso intreccia il proprio progetto a quello delle titolari di sezione. Generalmente, ogni lezione di inglese dura 45 minuti circa ed ha cadenza settimanale; non è, dunque, con così poco che i bambini diventeranno bilingui o acquisiranno, comunque, una buona padronanza della lingua sin da piccoli. Consiglio sempre ai genitori di integrare, in base alle proprie possibilità, con dei momenti dedicati all’inglese a casa – in questo caso si parla del metodo time and place -, con un percorso extrascolastico o ospitando, magari nel periodo estivo, un au pair (apostrofo volutamente omesso! Smettiamo di dare per scontato che le figure che ruotano attorno al childcare debbano appartenere esclusivamente al genere femminile!).
Altro aspetto di cui tener conto è che, ahimè, l’immersione culturale è davvero poca; ovviamente esistono le eccezioni e ci sono insegnanti bravissimi/e che anche con poco tempo a disposizione riescono a trasmettere usi e costumi dei Paesi anglofoni assieme al resto. Non si può pensare di insegnare una lingua sradicandola dalla cultura di appartenenza, poiché la lingua riflette la cultura stessa!
Scuola dell’infanzia bilingue
Esattamente come per le scuole italiane, la programmazione si rifà alle indicazioni del Ministero, la differenza sta tutta in come avvengono i vari apprendimenti. Di scuole che si definiscono “bilingui” senza esserlo davvero, purtroppo, ne è piena l’Italia; ogni genitore dovrebbe, quindi, assicurarsi che le ore di insegnamento in inglese siano pari a quelle in italiano e che ci sia, dunque, una costante compresenza del/la maestro/a italofono/a con quello/a anglofono/a.
A mio parere si tratta di un’ottima scelta se si desidera favorire l’acquisizione della L2, senza sradicare il bambino dalla propria cultura, in questo caso quella italiana. Inoltre le scuole bilingui, quasi sempre private, si ispirano sovente al Metodo Montessori o alla filosofia Reggio Children, entrambi ottimi approcci con i quali far crescere un bambino.
Scuola dell’infanzia internazionale
L’ultima categoria in analisi è quella delle scuole internazionali. Si tratta per lo più di istituti privati che ospitano tutti i gradi scolastici, dal nido al liceo; l’unica lingua parlata è l’inglese, americano o brittanico a seconda del contesto e l’italiano viene studiato come L2 dalla Primaria in avanti. Le rette sono molto alte, solitamente, e il distacco dalla cultura italiana è pressoché totale: l’offerta didattica aderisce a quella del Paese di provenienza o al sistema IB (International Baccalaureate).
Il diploma IB consente l’accesso universitario in più di 80 Paesi nel mondo; naturalmente il programma è stato adattato anche ai gradi scolastici inferiori e nel caso specifico della fascia d’età in analisi, si parla di EYP (Early Years Programme) che a sua volta fa parte del Primary Years Programme (PYP). L’approccio utilizzato mira a crescere bambini che partecipino in modo attivo, che si interroghino sempre sul mondo che li circonda, dotati di pensiero critico, senso di giustizia, grandi doti comunicative… Gli allievi IB assorbono tutta l’interculturalità del loro contesto scolastico e sono portati ad essere attenti e rispettosi nei confronti delle altre etnie.
Se il genitore sceglie invece una British School, sentirà parlare solo in inglese oppure anche in italiano, secondo la modalità bilingue. Il programma delle scuole inglesi si basa sul British National Curriculum e mira a:
- sviluppo personale, sociale ed emozionale
- conoscenza e comprensione del mondo
- comunicazione
- problem solving
- ragionamento
- calcolo
In entrambi gli ambienti la didattica si svolge secondo una modalità di ricerca transdisciplinare, che forse è l’aspetto che più manca nelle scuole italiane; non è difficile trovare in classe – già nell’Early Years – mappamondi o cartine, oggetti che non daremmo mai a dei bambini di 4 anni, ad esempio. Queste scuole prediligono la didattica outdoor, favoriscono l’indipendenza ed offrono attività diverse dalla solita educazione motoria o psicomotricità e musica che si fanno in Italia. Qui i bambini fanno nuoto, danza, arti marziali, teatro… Insomma, è tutto molto diverso dalle scuole italiane. L’aspetto che forse mi piace un po’ meno è che, in genere, si tratta di ambienti molto competitivi, esattamente come accade nei Paesi d’origine e sinceramente trovo più educativo trasmettere un messaggio come “Mi sento bene” che non “Sono il migliore”; incitiamo i bambini a dare il meglio di sé per provare soddisfazione e non per ottenere dei premi.
Quali sono le esigenze di mio figlio?
Come dico anche nel video che ha anticipato questo articolo, non c’è una scuola migliore! Occorre domandarsi di cosa ha più bisogno il bambino, in quale tipo di ambiente starebbe meglio e quale scuola ispira più sicurezza: se il genitore non è sicuro della decisione presa e non riesce a fidarsi ciecamente del personale educativo, rischia di trasmettere le sue ansie sul bambino, che finirà col vivere male la sua avventura scolastica.
E voi in quale scuola avete iscritto i vostri figli? Quale scegliereste? Fatemelo sapere nei commenti e non dimenticate di visitare i canali social che trovate direttamente sulla Home!